Sbloccare la Fortezza: Buone Notizie per l’Immunoterapia Diretta al Cancro alla Prostata

Il cancro alla prostata, in particolare nel suo stadio avanzato, metastatico e resistente alla castrazione (mCRPC), è stato a lungo considerato un tumore “freddo”, il che significa che è in gran parte invisibile al sistema immunitario del corpo e resistente agli approcci immunoterapici tipici come gli inibitori del checkpoint. Questa resistenza ha lasciato perplessi i ricercatori e ha rappresentato una sfida formidabile nella lotta contro questa diffusa malattia. Tuttavia, una recente ricerca presentata al 39° Meeting Annuale della Society for Immunotherapy of Cancer (SITC) suggerisce che questa natura “fredda” potrebbe essere una benedizione sotto mentite spoglie, offrendo preziose intuizioni su nuove strategie di immunoterapia.

Il Ruolo dei Macrofagi SPP1+ nella Resistenza all’Immunoterapia

Una scoperta critica evidenziata nello studio guidato dal Dr. Lawrence Fong presso il Fred Hutch Cancer Center è il ruolo delle cellule mieloidi SPP1+, in particolare i macrofagi, nel guidare la resistenza all’immunoterapia nel mCRPC. Queste cellule diventano più prevalenti man mano che il cancro alla prostata progredisce, contribuendo a una risposta immunitaria soppressa all’interno del microambiente tumorale. In termini più semplici, questi macrofagi agiscono come scudi, proteggendo le cellule tumorali dagli attacchi del sistema immunitario.

Adenosina: il Segnale di Soppressione

Ulteriori indagini sui meccanismi alla base di questa soppressione immunitaria hanno indicato il coinvolgimento della segnalazione dell’adenosina attraverso il recettore dell’adenosina 2A. L’adenosina, una molecola presente in natura, può accumularsi nel microambiente tumorale e legarsi a questi recettori sulle cellule immunitarie, mettendole di fatto a dormire. Questa scoperta ha svelato un bersaglio cruciale per un potenziale intervento terapeutico.

Ciforadenant: Risvegliare il Sistema Immunitario

Corvus Pharmaceuticals ha sviluppato il ciforadenant, un farmaco che blocca specificamente il recettore dell’adenosina 2A, impedendo essenzialmente all’adenosina di sopprimere la risposta immunitaria. Studi preclinici che utilizzano un modello murino di cancro alla prostata hanno dimostrato il potenziale del ciforadenant di invertire questa immunosoppressione e di migliorare l’efficacia della terapia anti-PD1, un tipo comune di immunoterapia.

Risultati Promettenti degli Studi Clinici

I primi dati degli studi clinici su pazienti con mCRPC supportano ulteriormente il potenziale del ciforadenant. In combinazione con l’atezolizumab, un altro farmaco immunoterapico, il ciforadenant ha prodotto un tasso di risposta parziale del 21% (riduzione del PSA >30%) rispetto al 9% nei pazienti che ricevevano solo ciforadenant. Sebbene questi risultati siano preliminari, offrono un barlume di speranza per i pazienti con cancro alla prostata avanzato che non hanno risposto ad altri trattamenti.

La Firma Genetica dell’Adenosina: una Mappa per il Trattamento

L’identificazione della Firma Genetica dell’Adenosina, un biomarcatore che riflette l’immunosoppressione indotta dall’adenosina, offre un potenziale strumento per selezionare i pazienti con maggiori probabilità di beneficiare del trattamento con ciforadenant. Questa firma identifica essenzialmente i tumori con alti livelli di segnalazione dell’adenosina, rendendoli candidati ideali per gli effetti di risveglio immunitario del ciforadenant.

Perché “Freddo” Può Essere una Buona Notizia

Il fatto che la natura “fredda” del cancro alla prostata sia guidata principalmente da un meccanismo specifico e mirabile come la segnalazione dell’adenosina è uno sviluppo positivo. Significa che invece di cercare di stimolare ampiamente una debole risposta immunitaria, i ricercatori possono concentrarsi sull’interruzione di questa via soppressiva con farmaci come il ciforadenant. Questo approccio mirato è promettente per lo sviluppo di immunoterapie più efficaci e personalizzate per i pazienti con mCRPC.

In conclusione, sebbene la natura “fredda” del cancro alla prostata abbia posto una sfida significativa all’immunoterapia, l’identificazione dei macrofagi SPP1+ e della via di segnalazione dell’adenosina come fattori chiave di questa resistenza apre nuove porte al trattamento. Il ciforadenant, con la sua capacità di invertire l’immunosoppressione indotta dall’adenosina, rappresenta una nuova promettente via per migliorare i risultati per i pazienti con cancro alla prostata avanzato. La ricerca in corso e gli studi clinici in questo settore sono passi cruciali per sbloccare il potenziale dell’immunoterapia per questa difficile malattia.

Fonte.

Studio clinico.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento