Una Nuova Intuizione dallo Studio ARANOTE per il mHSPC
Una nuova analisi presentata al Meeting Annuale 2025 dell’Associazione Urologica Americana a Boston ha rivelato che una combinazione di darolutamide e terapia di deprivazione androgenica (ADT) aumenta significativamente le risposte di antigene prostatico specifico (PSA) ultra-basso negli uomini con cancro alla prostata metastatico ormono-sensibile (mHSPC), offrendo un nuovo approccio promettente per ritardare la progressione della malattia.
NOTA: non esiste uno studio clinico randomizzato che abbia confrontato la darolutamide con altre terapie ARSi (come enzalutamide, apalutamide,…).
I risultati, tratti dallo studio di fase 3 ARANOTE, mostrano che questo trattamento raggiunge livelli di PSA inferiori a 0,02 ng/mL — considerata una soglia ultra-bassa — molto più frequentemente dell’ADT da sola, portando a periodi più lunghi senza progressione del cancro.
Lo studio ARANOTE ha coinvolto 669 uomini con mHSPC, assegnati in modo casuale a ricevere darolutamide (600 mg due volte al giorno) insieme ad ADT o un placebo con ADT. I ricercatori hanno monitorato la sopravvivenza libera da progressione radiografica come obiettivo primario, insieme a misure secondarie come la sopravvivenza globale e il tempo alla progressione del PSA o al cancro alla prostata metastatico resistente alla castrazione (mCRPC). L’analisi post hoc si è concentrata sulle risposte di PSA ultra-basso e sul loro legame con gli esiti clinici, esaminando i pazienti in tre gruppi di PSA al basale: inferiore a 4,1 ng/mL, da 4,1 a meno di 21,3 ng/mL e 21,3 ng/mL o superiore.
I risultati sono stati sorprendenti. Gli uomini che hanno ricevuto darolutamide più ADT hanno raggiunto livelli di PSA ultra-bassi a tassi molto più elevati rispetto a quelli con solo ADT, con benefici osservati a 24, 36 e 48 settimane. Per quelli con il PSA basale più alto (≥21,3 ng/mL), il 30,5% ha raggiunto il PSA ultra-basso a un certo punto, rispetto a meno del 2% nel gruppo placebo. Questi livelli di PSA ultra-bassi erano legati a significativi vantaggi clinici, tra cui una riduzione del 91% del rischio di progressione radiologica o di morte per coloro che avevano raggiunto un PSA inferiore a 0,02 ng/mL e una riduzione del rischio del 59% per quelli con PSA tra 0,02 e 0,2 ng/mL. Nel complesso, la terapia di combinazione ha triplicato il tasso di PSA non rilevabile (inferiore a 0,2 ng/mL) rispetto alla sola ADT, raggiungendo il 62,6% contro il 18,5%.
È importante sottolineare che il trattamento è stato ben tollerato. Gli effetti collaterali erano paragonabili tra i gruppi darolutamide e placebo, con meno pazienti che hanno interrotto la darolutamide (6,1%) rispetto al placebo (9%) a causa di eventi avversi. Questo profilo di sicurezza favorevole supporta il potenziale della terapia per l’uso a lungo termine, un fattore critico per gli uomini che gestiscono il mHSPC, una malattia in cui il cancro cresce nonostante i trattamenti di soppressione ormonale.
Le implicazioni sono profonde per i pazienti con mHSPC, che affrontano opzioni limitate man mano che la loro malattia progredisce. Il raggiungimento di livelli di PSA ultra-bassi sta emergendo come un indicatore chiave di un migliore controllo della malattia, ritardando l’insorgenza di un mCRPC più aggressivo. Offrendo un regime privo di chemioterapia, darolutamide più ADT risponde a un’esigenza pressante di trattamenti efficaci e tollerabili. I ricercatori hanno sottolineato che questi risultati posizionano la combinazione come un potenziale nuovo standard di cura, con studi in corso destinati a esplorare come le risposte di PSA ultra-basso possano plasmare i futuri piani di trattamento.
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