Livello di PSA a 6 Mesi come Predittore degli Esiti a Lungo Termine: Dati Reali di Sopravvivenza Globale a 10 Anni dallo Studio CHAARTED
Lo storico studio CHAARTED ha rivoluzionato il trattamento del carcinoma prostatico metastatico ormonosensibile (mHSPC) dimostrando che aggiungere docetaxel alla terapia di deprivazione androgenica (ADT) migliora significativamente la sopravvivenza globale.
Una recente analisi post hoc, aggiornata con i dati di sopravvivenza fino a luglio 2024, è andata oltre esaminando gli esiti a 10 anni, le cause di morte e il valore prognostico del valore minimo di antigene prostatico specifico (PSA) a sei mesi.
L’analisi ha incluso pazienti randomizzati a ADT da sola o ADT più docetaxel (ADT+D). Essi sono stati stratificati prospetticamente in base allo stato della malattia, metacrono (dopo terapia locale) o sincrono (nessuna terapia locale precedente), e in base al carico di malattia, definendo come ad alto volume la presenza di metastasi viscerali e/o almeno quattro metastasi ossee, di cui almeno una oltre i corpi vertebrali o il bacino. La sopravvivenza è stata misurata a partire da sei mesi dopo la randomizzazione e gli esiti confrontati fra coloro che raggiungevano un PSA minimo inferiore a 0,2 ng/mL a sei mesi e chi non lo raggiungeva.
È emerso un risultato chiaro: i pazienti che raggiungevano un PSA <0,2 ng/mL a sei mesi avevano esiti nettamente migliori. Dei 334 uomini che hanno raggiunto questa soglia, il tempo mediano per arrivare al minimo era 4,8 mesi, sottolineando l’importanza prognostica della risposta precoce. A sei mesi, 204 pazienti (26,8%) avevano già raggiunto il parametro stabilito. In entrambi gli bracci di trattamento, la sopravvivenza globale mediana è più che raddoppiata per questi uomini rispetto a quelli con PSA ≥0,2 ng/mL. Nel gruppo ADT+docetaxel, la sopravvivenza era di 100,3 mesi contro 45,4 mesi (P<0,0001), mentre nel gruppo ADT da sola la sopravvivenza era di 116,8 mesi contro 31,8 mesi (P<0,0001). Circa la metà dei pazienti che hanno raggiunto un PSA minimo basso a sei mesi era ancora viva dopo otto anni, dimostrando la durabilità di questo segnale prognostico.
Questo vantaggio si è mantenuto coerente tra i sottogruppi predefiniti:
Popolazione complessiva:
- ADT+D: 100,3 vs. 45,4 mesi
- ADT da sola: 116,8 vs. 31,8 mesi
Malattia de novo ad alto volume:
- ADT+D: 93,5 vs. 39,5 mesi
- ADT da sola: 74,7 vs. 26,4 mesi
Malattia metacrona ad alto volume:
- ADT+D: 105,7 vs. 43,2 mesi
- ADT da sola: 87,3 vs. 22,1 mesi
Malattia metacrona a basso volume:
- ADT+D: 101,5 vs. 63,6 mesi
- ADT da sola: 123,4 vs. 48,9 mesi
Oltre alla sopravvivenza globale, l’analisi delle cause di morte ha ulteriormente evidenziato l’impatto di un rapido PSA minimo. Tra i pazienti con PSA <0,2 ng/mL a sei mesi, il 58,4% dei decessi è stato attribuito a carcinoma prostatico, rispetto al 78,2% nel gruppo con PSA ≥0,2. Le morti da cause non oncologiche erano proporzionalmente più elevate tra coloro che avevano una risposta precoce profonda del PSA, mentre la progressione del cancro prostatico spiegava la maggior parte dei decessi negli uomini che non raggiungevano la soglia.
In sintesi, questa analisi a lungo termine dello studio CHAARTED conferma che raggiungere un PSA minimo inferiore a 0,2 ng/mL a sei mesi è un potente predittore di sopravvivenza nel carcinoma prostatico metastatico ormonosensibile. I pazienti che raggiungevano questa soglia avevano una sopravvivenza globale mediana oltre il doppio e meno decessi correlati al carcinoma prostatico, con benefici costanti attraverso i bracci di trattamento e i sottogruppi clinici. Questi risultati stabiliscono la risposta precoce e profonda del PSA come uno dei più importanti indicatori di esito a lungo termine in questa malattia.
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