Fase 1: AMG 509 (Xaluritamig) per il carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile
Xaluritamig, una nuova immunoterapia, sarà testata in combinazione con le terapie ormonali standard per il carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile (mHSPC).
Basandosi sui risultati promettenti ottenuti nel carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), in cui i tumori non rispondono più alla terapia ormonale, Xaluritamig potrebbe ridefinire il trattamento degli uomini con forme aggressive di carcinoma prostatico.
Xaluritamig è un attivatore bispecifico dei linfociti T, progettato per mettere in contatto il sistema immunitario con le cellule tumorali. Colpisce STEAP1, una proteina abbondante nelle cellule del carcinoma prostatico, e CD3 sui linfociti T, le cellule immunitarie deputate a distruggere il cancro, innescando un attacco mirato ai tumori. A differenza della chemioterapia, che può danneggiare anche cellule sane, Xaluritamig prende di mira soprattutto le cellule tumorali con elevata espressione di STEAP1, risparmiando la maggior parte dei tessuti normali.
Gli studi preclinici nei topi hanno mostrato un arresto della crescita tumorale con effetti collaterali minimi, aprendo la strada alle sperimentazioni cliniche. L’attuale studio sta arruolando circa 60 uomini con mHSPC in diversi centri internazionali per valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di Xaluritamig in combinazione con gli inibitori del recettore degli androgeni (ARPI) abiraterone e darolutamide.
Questi farmaci, cardini del trattamento dell’mHSPC, bloccano gli ormoni che alimentano la crescita tumorale. Lo studio monitorerà la riduzione del tumore (tasso di risposta obiettiva), il tempo alla progressione della malattia, la sopravvivenza globale e i cali del PSA, un marcatore chiave del carcinoma prostatico, osservando anche effetti collaterali come la sindrome da rilascio di citochine, una reazione simil-influenzale comune con le terapie a base di linfociti T.
Nei primi risultati sul mCRPC presentati all’ESMO 2024, la monoterapia con Xaluritamig ha mostrato un tasso di risposta del 41% nei pazienti pesantemente pretrattati, con tumori in regressione per una mediana di 9,2 mesi. Questi dati incoraggianti, nonostante effetti collaterali gestibili, suggeriscono che Xaluritamig potrebbe diventare uno strumento potente anche nelle fasi più precoci della malattia, come nell’mHSPC, ritardando la progressione verso l’mCRPC.
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