Fase 2: terapia intermittente guidata dal PSA per mHSPC
Questo studio di fase 2 esplora un nuovo approccio al trattamento del cancro alla prostata metastatico sensibile agli ormoni (mHSPC) attraverso una terapia intermittente guidata dal PSA. Tradizionalmente, gli uomini con mHSPC vengono trattati con una terapia di deprivazione androgenica continua (ADT) in combinazione con inibitori del recettore degli androgeni (ARPI).
Questa strategia ha significativamente prolungato la sopravvivenza, ma spesso comporta effetti collaterali persistenti come affaticamento, disturbi metabolici, disfunzioni sessuali e rischi cardiovascolari, che possono compromettere gravemente la qualità della vita. Il concetto di terapia intermittente, cioè sospendere il trattamento quando la malattia è sotto controllo e riprenderlo in base ai livelli dell’antigene prostatico specifico (PSA), è emerso come un modo per ridurre questi effetti mantenendo al contempo l’efficacia terapeutica.
In questo trial, i pazienti con diagnosi recente di mHSPC iniziano il trattamento con continuo cn relugolix, un antagonista orale dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), in combinazione con un ARPI. Il relugolix è particolarmente adatto a questa strategia perché sopprime il testosterone in modo rapido e reversibile, consentendo un recupero ormonale più veloce durante le pause terapeutiche. Una volta che i pazienti raggiungono una forte risposta del PSA, definita da un calo profondo fino a un nadir molto basso, la terapia viene temporaneamente sospesa. Il trattamento riprende solo quando i livelli di PSA superano una soglia predefinita, creando cicli terapeutici personalizzati anziché una soppressione continua.
Questo studio si basa su ricerche precedenti, come il trial SWOG 9346, che ha mostrato che l’ADT intermittente non era inferiore alla terapia continua in termini di sopravvivenza globale ed era associata a modesti miglioramenti nella qualità della vita. Tuttavia, quegli studi furono condotti prima dell’uso diffuso degli ARPI, che nel frattempo sono diventati una componente fondamentale del trattamento per mHSPC. Poiché i regimi a base di ARPI sono più potenti ma anche più tossici, cresce la necessità di adattare l’approccio intermittente a questo contesto terapeutico moderno.
La cinetica del PSA gioca un ruolo centrale in questo schema. I livelli di PSA sono tra gli indicatori più affidabili della massa tumorale e della risposta al trattamento nel cancro alla prostata. Nadir del PSA molto bassi, in particolare inferiori a 0,2 ng/mL, sono associati a migliori esiti a lungo termine. Utilizzando il PSA come biomarcatore dinamico per attivare pause e riprese del trattamento, il trial mira a personalizzare l’intensità terapeutica in base alla risposta biologica di ciascun paziente. Questo disegno adattivo potrebbe ridurre l’esposizione non necessaria alla terapia mantenendo al contempo il controllo della malattia.
L’obiettivo principale dello studio è determinare la proporzione di pazienti che possono restare senza trattamento per almeno un anno utilizzando questa strategia intermittente guidata dal PSA. Gli obiettivi secondari includono la valutazione della sopravvivenza globale, del tempo alla terapia successiva, della sicurezza e della qualità della vita riferita dai pazienti durante un periodo di follow-up esteso. Questi endpoint forniranno un quadro completo per capire se la terapia intermittente possa davvero bilanciare efficacia e tollerabilità nell’era moderna del trattamento.
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