Studi real-world suggeriscono un vantaggio di sopravvivenza con Apalutamide nel trattamento di mCSPC
Nuovi studi real-world suggeriscono che l’inibitore del percorso del recettore degli androgeni apalutamide (Erleada) può offrire un vantaggio di sopravvivenza rispetto a due alternative ampiamente utilizzate, abiraterone acetato (Zytiga) ed enzalutamide (Xtandi), per i pazienti con cancro alla prostata metastatico sensibile alla castrazione (mCSPC). I risultati arrivano in un momento in cui i clinici non dispongono di studi di fase 3 diretti per guidare le decisioni di trattamento tra le terapie disponibili, lasciando una lacuna critica di evidenze nel campo.
Guidati dal dottor Mehmet A. Bilen, i ricercatori hanno analizzato dati di quasi 4.000 pazienti trattati in ambulatori urologici basati sulla comunità negli Stati Uniti. Questi studi hanno utilizzato metodi statistici avanzati per correggere le differenze tra i pazienti e ridurre i bias, inclusa la ponderazione della probabilità inversa di trattamento e l’allineamento con le linee guida aggiornate della FDA.
I risultati sono stati sorprendenti: apalutamide è stato associato a una riduzione del rischio di morte del 26% a 24 mesi rispetto ad abiraterone e del 23% rispetto a enzalutamide. Questi benefici sono persistiti con un follow-up più lungo, con più pazienti vivi a 28 mesi e oltre nel gruppo apalutamide. A differenza di molti studi clinici, le coorti real-world includevano circa il 23% di pazienti che si identificano come neri o afroamericani, un passo importante verso l’affrontare le disparità di lunga data nella ricerca sul cancro alla prostata.
Gli studi arrivano in un momento in cui le scelte di trattamento per mCSPC sono sempre più influenzate da una vasta gamma di fattori real-world, come comorbilità, interazioni farmacologiche, qualità della vita e copertura assicurativa. Senza confronti diretti negli studi clinici, i medici hanno dovuto basarsi sulle caratteristiche individuali dei pazienti per selezionare le terapie. Questi nuovi risultati offrono dati tanto necessari per informare tali scelte, in particolare in popolazioni diverse e più anziane che sono tipicamente sottorappresentate negli studi randomizzati.
Tuttavia, rimane una limitazione significativa: l’assenza di un confronto real-world o clinico tra apalutamide e darolutamide (Nubeqa), il quarto principale ARPI approvato per mCSPC. Con l’adozione crescente di darolutamide, specialmente per il suo profilo di sicurezza favorevole, un’analisi diretta sarà importante per comprendere appieno la sua efficacia relativa nella pratica quotidiana.
Sebbene la metodologia fosse rigorosa, gli autori riconoscono le limitazioni intrinseche ai dati real-world. L’aderenza, gli effetti collaterali e gli esiti riportati dai pazienti non sono stati catturati in modo completo, e non si può escludere una confusione residua. Tuttavia, i risultati sono destinati a influenzare le discussioni cliniche, specialmente in contesti in cui mancano dati randomizzati.
Ulteriori ricerche sono già in corso. Gli investigatori pianificano di analizzare sottogruppi in base ai livelli di PSA, metastasi viscerali, comorbilità e background razziali ed etnici. Sono in sviluppo anche confronti con darolutamide e altre terapie emergenti, insieme a sforzi per considerare tossicità e tollerabilità insieme agli esiti di sopravvivenza.
Mentre il campo del trattamento del cancro alla prostata evolve, con studi di fase 3 che esplorano terapie triple, approcci guidati da biomarcatori e nuove combinazioni, studi real-world come questi stanno giocando un ruolo sempre più importante. Per ora, apalutamide sembra emergere come un forte candidato per migliorare la sopravvivenza nei pazienti con mCSPC, almeno al di fuori dei confini degli studi randomizzati.
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