La memantina mostra potenziale contro il carcinoma prostatico avanzato
Ricercatori cinesi hanno avviato uno studio clinico di fase 2 per valutare se la memantina, un farmaco comunemente prescritto nella malattia di Alzheimer, possa offrire nuove prospettive nei pazienti con la forma più aggressiva di carcinoma prostatico. Lo studio rappresenta un esempio interessante di repositioning farmacologico, in cui farmaci già in uso vengono testati per applicazioni mediche completamente nuove.
L’indagine è rivolta a pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) che hanno esaurito le opzioni terapeutiche standard. Questa forma avanzata di malattia si sviluppa quando le cellule tumorali si adattano alla terapia di deprivazione androgenica, diventando resistenti ai trattamenti convenzionali. Quando i tumori vanno incontro a differenziazione neuroendocrina, trasformandosi in varianti più aggressive, la sopravvivenza mediana dei pazienti si riduce generalmente a meno di un anno.
La memantina agisce bloccando i recettori NMDA a livello cerebrale, prevenendo il danno mediato dal glutammato nei pazienti con Alzheimer. Ricerche recenti hanno rivelato che questi stessi recettori svolgono un ruolo inatteso nella progressione tumorale. Studi pubblicati su riviste di alto profilo come Cell hanno dimostrato che i recettori NMDA creano un “circuito autocrino di segnalazione glutamatergica” nei tumori, fornendo un sistema di comunicazione che favorisce crescita e diffusione cellulare.
Il legame tra recettori cerebrali e cancro può sembrare sorprendente, ma i dati sono convincenti. Studi preclinici hanno mostrato che la memantina può inibire direttamente proliferazione e invasione delle cellule tumorali, potenziando al contempo la capacità del sistema immunitario di contrastare il cancro. In modelli sperimentali di carcinoma epatico, gli antagonisti dei recettori NMDA hanno eliminato la maggior parte dei tumori già stabiliti quando combinati con l’immunoterapia.
Ricerche precedenti specifiche sul carcinoma prostatico hanno evidenziato risultati incoraggianti. Un gruppo di studiosi turchi ha osservato che la memantina induceva apoptosi delle cellule tumorali a concentrazioni dieci volte inferiori rispetto alla metformina, un altro farmaco riposizionato in oncologia. L’effetto sembrava correlato all’interferenza con proteine chiave coinvolte nella progressione del ciclo cellulare e nella sopravvivenza cellulare.
Il trial attualmente in corso in Cina prevede la somministrazione della memantina in combinazione con i trattamenti standard per il carcinoma prostatico. L’approccio è graduale: i pazienti riceveranno dosi crescenti per tre settimane fino a raggiungere una dose di mantenimento di 20 mg al giorno, identica a quella usata nel trattamento dell’Alzheimer.
Le terapie oncologiche tradizionali mirano direttamente al tumore, mentre questa strategia prende di mira l’intero microambiente tumorale, comprese le cellule immunitarie e le strutture di supporto che favoriscono la progressione della malattia.
L’ipotesi dei ricercatori è che, bloccando i recettori NMDA, la memantina possa prevenire la trasformazione aggressiva dei tumori e potenziare l’immunità antitumorale naturale. Evidenze di laboratorio indicano che il farmaco stimola l’attività dei linfociti T e delle cellule natural killer, inibendo al contempo i macrofagi associati al tumore che di norma sopprimono le risposte immunitarie.
La dimensione contenuta di questo studio iniziale — solo 15 pazienti — riflette sia la rarità dei candidati idonei sia la natura esplorativa della ricerca. In caso di risultati positivi, è previsto un ampliamento fino a circa 90 pazienti per ottenere dati più solidi.
Il costo complessivo è sorprendentemente ridotto, con spese per il farmaco inferiori a 300 dollari, evidenziando uno dei principali vantaggi del ripositioning: l’utilizzo di molecole già note, con profili di sicurezza consolidati e costi di produzione contenuti.
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