Bloccare Ant2 potenzia il sistema immunitario contro il cancro
Un recente studio pubblicato su Nature Communications e ricerche sperimentali di supporto hanno messo in evidenza Ant2, una proteina di trasporto mitocondriale, come bersaglio per amplificare in modo significativo l’attività antitumorale dei linfociti T. La scoperta chiave è che Ant2 controlla il modo in cui le cellule T producono e utilizzano energia nei mitocondri, influenzando la “forma fisica metabolica” necessaria per un attacco immunitario duraturo.
Ant2 (adenine nucleotide translocase 2) svolge un ruolo importante nella progressione del cancro alla prostata e nella resistenza alle terapie. È fortemente sovraespresso nei tessuti tumorali prostatici rispetto a quelli normali, con livelli fino a quattro volte superiori nei campioni di tumore. Silenziare o inibire Ant2 nei modelli di cancro alla prostata sopprime la crescita cellulare, induce apoptosi e aumenta la sensibilità agli agenti pro-apoptotici come TRAIL. L’attività di Ant2 è inoltre regolata da specifici microRNA e da modificazioni post-traduzionali come fosforilazione e acetilazione, e il suo ruolo nel metabolismo cellulare e nell’apoptosi lo rende un promettente bersaglio terapeutico emergente nella ricerca sul cancro alla prostata.
I ricercatori hanno generato topi knockout per Ant2 specificamente nei linfociti T e hanno scoperto che questa perdita non solo ha rimodellato il metabolismo dei linfociti T — aumentando la biogenesi mitocondriale e i processi anabolici — ma ha anche indotto uno stato di attivazione che ne potenzia le capacità effettive. Dal punto di vista metabolico, le cellule T prive di Ant2 non necessitavano della consueta riprogrammazione energetica all’attivazione, mostrando invece una proliferazione e una citotossicità più elevate rispetto ai controlli.
Inoltre, l’inibizione di Ant2 con piccole molecole ha riprodotto questi effetti anche nelle cellule T di tipo selvatico. Le cellule trattate hanno mostrato una proliferazione superiore, una maggiore secrezione di citochine e un potenziato effetto citotossico in diversi modelli tumorali in vivo, sottolineando il potenziale di questa strategia per “ripogrammare” metabolicamente le cellule T attraverso farmaci nell’ambito dell’immunoterapia.
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